mercoledì 29 agosto 2018

TDS 2018

Sur les Traces des Ducs de Savoie, ovvero la TDS.
Mi mancava per completare le tre gare più blasonate del circuito dell'UTMB e poter finalmente dare una risposta alle domande che sento da anni: qual'è la più bella? La più dura? La più tecnica? Ora lo so...e non ve lo dirò mai :)
In realtà mancherebbe la PTL, da fare a squadre con i pro e contro del caso.
Vediamo un po' di iniziare questa lunga storia. 
Il tutto inizia come ogni dicembre nel momento in cui aprono le iscrizioni alle varie gare del circuito del Monte Bianco, ritento per la quarta volta l'iscrizione e per la quarta volta vengo preso! Sulla scelta le idee erano già chiare, la TDS s'ha da fare (vediamo se ora o più avanti...).
Passano i mesi e gli allenamenti si susseguono tra gare "mirate"ed altre gitarelle a zonzo per il nord Italia e stati limitrofi, compreso un sopralluogo in zona per provare alcuni tratti particolarmente tecnici che mi lasciavano troppi dubbi per affrontare la corsa senza prima studiare tutto in maniera maniacale.
Coumayeur, martedì 28 agosto. Il sole splende nel cielo scaldando l'aria come una bella giornata estiva, in cielo neppure una nuvola e guardare le montagne maestose è uno spettacolo della natura. Tutto questo mentre arrivano le prime informazioni che per il giorno successivo sono previsti forti temporali in Francia, viene quindi modificato il tracciato della gara attivando due varianti e slittato di due ore l'orario di partenza in modo che la maggior parte dei concorrenti si trovino lontani dai tratti più insidiosi proprio in concomitanza delle precipitazioni più intense. 
Segue ruota di imprecazioni ripensando a tutte le volte che durante le varie corse abbiamo preso pioggia. Ma va ben, pettorale alla mano si inizia a preparare le ultime cose per il giorno successivo, guardiamo il lato positivo, si dorme due ore in più!! 
Coumayeur, mercoledì 29 agosto, ore 6. Suona la sveglia e nei paraggi c'è già un gran via vai di atleti che arrivano con le navette da Chamonix. Colazione mista tra riso con olio e grana, un paio di fette biscottate e biscotti q.b.
Vestizione e avvicinamento alla griglia di partenza. Il tempo è meraviglioso ma nonostante ciò dai microfoni confermano le previsioni nefaste dal pomeriggio, concludendo con un bel "la pioggia vi terrà compagnia fino a Chamonix" ma porca paletta tasi ah!!
Ore 8, si parte per questa nuova avventura. I primi chilometri li conosco bene, ricalcano quasi interamente il percorso UTMB però al contrario, parto come sempre oltre la metà del gruppo per cercare poi il giusto ritmo senza scoppiare subito. 
Finito il vertical iniziale ecco il primo ristoro, una fetta di prosciutto arrotolata assieme ad una di formaggio e fuori in 30 secondi per proseguire a Mont Favre e scendere in fretta al Lac Cobal dove al secondo ristoro ricarico le borracce, mangio con più calma e mi rimetto in marcia a ritmo spedito mettendo nel mirino Col Chavannes la cui salita si conclude con un bel zig zag su ghiaione ripido dove schivo per un pelo un sasso partito dall'alto come un proiettile che continuando la corsa centra lo zaino di una ragazza che si trova al passaggio sotto, per fortuna senza danni!
Da qui il panorama sul Monte Bianco è spettacolare, con la Val Veny alla base che sembra una piccola oasi di pace. Ma basta girare di poco lo sguardo ed ecco i cumulonembi che si sviluppano minacciosi sul versante francese. Poco male, ora scendiamo verso La Thuile puntando lo sguardo verso altra direzione, con uno sfondo decisamente più bello e soleggiato, ma temo sarà ancora una breve parentesi. Meglio continuare a godersi questo bel calduccio estivo e correre lungo questa lunga ed infinita discesa che dopo un numero infinito di chilometri si trasforma in ripido single track su terra talmente arsa che si sollevano delle nuvole di polvere come fossimo nel deserto, con le scarpe che faticano a trovare il grip sbandando ad ogni frenata o tornantino.
Ma tranquilli che poco prima di arrivare al lago Verny, nel bel mezzo della salita che porta al passo del Piccolo San Bernardo, arriva all'improvviso uno di quegli acquazzoni da record, accompagnato da raffiche di vento che ti sparavano la pioggia direttamente sul muso. Fa freddo, tanto freddo. Una ventina di minuti e sembrano placarsi le acque ed appena finito il giro del lago, salendo verso il ristoro, ecco che finalmente vedo una donzella con gonna azzurra che mi strappa un sorriso. Bandiera italiana, nome Alice, "finalmente ti trovoooo". La mia mitica compagna di avventura lo scorso anno all'UTMB. Mangiamo qualcosa al volo assieme a ripartiamo alla volta di Bourg Saint Maurice. Francia, benvenuti in Francia!
Si perde rapidamente quota, via la giacca, la temperatura inizia a salire tornando a livelli estivi ed asciuga maglie e pantaloni, il terreno torna ad essere arido come prima ed anche lo stress di questa lunga discesa si fa sentire come o più di prima sollecitando non poco i tendini che iniziano a chiedere pietà.
Ma finalmente c'è il ristoro del cinquantesimo chilometro, se magna!!! Alessandra mi prepara un'accoglienza da top runner con pronti sul tavolo i materiali per eventuali cambi, compresa sistemazione borracce ecc...mentalmente guadagno due ore :) Poi una scorpacciata di brodo con la pasta, formaggio, salame, biscotti, tutto quel che capita come a riempire una betoniera che impasta tutto e ripartiamo non prima di venire controllati da cima a fondo se abbiamo con noi tutto il materiale obbligatorio.
Ora inizia la variante. Il percorso originale prevederebbe una bella salita a mò di vertical costeggiando un paio di fortini per scollinare e scavalcare la montagna che abbiamo di fonte. Peccato saltarlo perché è molto bello, zitto zitto due settimane fa mi ero fermato in questo bel paesino un paio di giorni per i miei momenti di studio. Ed invece si sale, scende, risale, in un misto di vertical e discesette tranquille fino ad intersecare e rimanere per parecchi chilometri lungo la strada che porta alla base vita. Noioso quanto basta, per staccare la mente ammiro i nevai rimasti nei canali, ricoperti ora da rocce e con delle belle cascatelle alla base. Alzando gli occhi al cielo analizzo gli spostamenti delle nuvole. Ora davanti azzurro, verso ovest grigio, ma grigio brutto, e tutto si sposta verso est facilmente per intersecare il nostro percorso. Ma varda che ben.
Si lascia per poco la strada passando a Les Chappieux, altro punto di passaggio del percorso UTMB, che bei ricordi. Per fortuna ora non prendiamo la salita verso Col Du Bonhomme perché il cielo lassù ha un colore spettrale e nella valle ci deve essere il diluvio universale.
Un boato improvviso. Cos'era? Fuochi d'artificio? Dubito. Trenta secondi e si alza un vento carico di umidità. Neanche il tempo di indossare giacca e pantaloni anti acqua ed inizia a gradinare. Su via andare ed in fretta. Ripenso al boato del tuono, arrivava dalla mia sinistra, proprio in direzione del percorso originale che avremmo dovuto affrontare fino a Passeur Pralognan. Saggia la scelta di fare la variante, il grosso del gruppo si sarebbe trovato proprio lì, dove ora c'è un cielo che dire plumbeo è poco, è nero come poche volte vedo e fa paura.
Un paio di chilometri di terrificante asfalto ed ecco Cormet De Roselend, base vita. Settanta chilometri abbondanti sono andati in scioltezza. Al prossimo tuono comunque mi ritiro visto che sono qui e le navette passano a due passi :) Qui niente assistenza personale, però è simpatico come una transenna delimiti una piccola area in cui gli amici/accompagnatori/supporter possono guardare gli atleti come animali da circo mentre si sfamano come bestie sbavando e producendo strani versi.
Mangio, mi cambio, sopratutto cambio scarpe e ne metto un paio di più comode e dopo mezz'oretta riparto. Sono le 20:30, frontale accesa e avanti in salita (tanto per cambiare). Comincia la notte.
Prossimo obiettivo Col de la Sauce, salgo come un missile per scendere altrettanto rapidamente verso La Gitte, sciando senza possibilità di rallentare tra fango, escrementi di mucca, tante altre cose che non si vedono, sassi scivolosi, con le scarpe che a tratti affondano fin oltre la caviglia. Si perché poi con le scarpe comode avevo anche l'allacciatura comoda ed alla prima occasione buona il piede destro affonda di punta, la suola in vibram si attacca al fondo come una ventosa, riprendo la gamba per completare la falcata e...oh dov'è finita la scarpa??? A saltelletti sul sinistro arretro e la recupero da dentro il paltan e riprendo l'amico spagnolo che mi precedeva.
Poco prima di raggiungere il fondovalle costeggiamo quello che credo sia una forra, con il sentiero che la costeggia dall'altro. Lo spagnolo perde l'equilibrio in un sasso in contropendenza sbilanciandosi improvvisamente e volando sulla destra per venire recuperato da una specie di mano divina che lo ferma pochi centimetri prima del salto. Guardo giù ed il forte fragore dell'acqua  che ha scavato il canale proviene da una cinquantina di metri sotto. Fosse caduto mica avrebbe finito la corsa...avrebbe finito e basta.
Cambio di pendenza, altro vertical verso Col De La Gitte. Salgo spedito fin che a 200 metri dalla cima ricomincia a piovere. Solito rito, giacca, imprecazioni e avanti fino a scollinare per continuare poi in un terrificante tratto di saliscendi che sempre non finire mai.
E qui iniziano le rogne. Sarà stato un colpo di freddo sulla cresta precedente ma lo stomaco inizia a fare qualche capriccio lanciando il classico messaggio "io ora non digerisco più, tu arrangiati e fa quel che vuoi". Ben ciò, vedo che andiamo proprio d'accordo questa sera. Stai facendo come cenerentola? E' appena scattata la mezzanotte, prendi e te ne vai?
Per fortuna ecco in vista il ristoro  di Col Du Joly. Bevo un paio di te caldi con qualche biscotto e riparto. Ritorno dopo due minuti a prendere i bastoncini dimenticati sul tavolo e finalmente riparto :)
Giù a bombaaaaa a Les Contamines. A bomba un cavolo, mi sento poco in forma e sono costretto a calare il ritmo stabilizzando la situazione digestiva. Passando a Notre Dame de la Gorge il giro è differente da quello che conoscevo dell'UTMB (sempre in senso opposto), si passa proprio sulla strada principale che porta alla chiesa passando vicino ai capitelli del rosario. Mai luogo ora è così indicato, continuo a correre lentamente, ultima tirata lungo la ciclabile ed ecco il ristoro. 100 chilometri andati.
Ora però mi devo fermare altrimenti salto. Allora. iniziamo con il cambio. Sono le 2:10 ed Alessandra è così contenta di patire il freddo dell'alta Savoia mentre mi passa pantaloni e maglia. Nutrizione. Lentamente ripartiamo con i brodi e roba calda alternando a cocca cola per attivare la modalità rutto libero digerendo anche l'eventuale ghiaia ingerita. Formaggio e salame che hanno fatto salire il livello di dipendenza a livelli preoccupanti. Ricomincia a diluviare, olè!! Mannaggia (le espressioni colorite sono di altro genere). Pantaloni impermeabili, giacca, cappuccio ben chiuso, solita solfa insomma, ed alle 3:10 riparto. Avevo puntato a finire la corsa in 22 ore e ci sarei riuscito senza problemi senza questo piccolo inconveniente. Però guardiamo il lato positivo, arrivare di notte vorrebbe dire perdere tutto il tifo!
Frontale accesa e salgo le scalette che portano fuori dal parcheggio. Il programma ora prevede la prima salita fino a Chalets du Truc, quasi interamente su strada salvo un breve taglione su sentiero, ma già la pendenza mi fa fantasticare su che tipo di veicoli possano salire qui, che basti un 4x4 o serva un cingolato? Raggiunto un grazioso gruppo di baite il sentiero scende di nuovo rapidamente di quota, per portarsi alla base di quella che è la famosa salita di cui tutti mi hanno parlato come essere la parte più dura della TDS. Ed in effetti dopo un breve avvicinamento la pendenza inizia ad aumentare sempre più, il gradiente è sempre più forte, così pendente che in più occasioni mi fermo guardando a destra poi a sinistra o viceversa per cercare il sentiero, ed invece è li davanti a me e lo posso toccare allungando una mano (senza estendere troppo il braccio!).
Ecco lo stomaco che ricomincia. Mangio un bounty cercando zuccheri veloci e dando una dose di ottimismo con uno snack che adoro. Il motore si sta spegnendo ed inizio a dover fare uno strano gioco per procedere in maniera uniforme. Guardo l'altimetro, salgo di 50 metri e mi fermo 30 secondi, altri 50 metri ed altri 30 secondi di pausa. Così facendo riesco a trascinarmi su fino alla cima di Col de Tricot.
Forse è finita!! Altimetria alla mano ancora qualche "dentino" e poi ci siamo. Riparto camminando in discesa, imprecando in silenzio per il non riuscire a correre. Di lì a poco il rumore di un ruscello si fa sempre più forte, fino a che il fragore diventa quasi insopportabile ed un cartello mette in allerta "passare due alla volta". Basta qualche passo per capire che stiamo per passare su un ponte tipo tibetano per attraversare la quella che credo sia una cascata di acqua di scioglimento del ghiacciaio. Parto piano, un passo alla volta, i bastoncini che sono sempre di intralcio in questi momenti, il rumore è spaventoso, come anche il momento in cui il ponticello inizia ad oscillare di più mentre qualcun'altro è salito! Qualche passo e sono fuori. Saliamo ancora, qualche piccolo tratto attrezzato e inizia finalmente l'ultima discesa. Nel frattempo inizia ad albeggiare e transitando per il punto di controllo pettorali di  Bellevue neppure vedo il ristoro continuando a scendere correndo verso valle. Finalmente riprendo un certo ritmo, mi sento meglio e ne approfitto per raggiungere velocemente l'ultimo ristoro di Les Houches dove ingurgitando coca cola a sorsate e buttando giù biscotti al cioccolato riparto a fionda per corricchiare lungo tutta la ciclabile.
Comincia il solito momento malinconia, ancora pochi chilometri e finirà tutto. Si avverte già il tifo dei primi passanti che fanno jogging lungo la stessa strada e delle persone che escono per andare al lavoro. Ecco lì la tabella Chamonix - Mont Blanc e le vie del centro si avvicinano, c'è un profumo di pane e brioche che quasi quasi andrei a fare colazione al primo bar, ma continuo a gustarmi il passaggio tra gli applausi e correre verso l'arrivo da questa direzione che mi mancava rispetto alle altre due gara, fino alla curva dove i percorsi si uniscono per vedere finalmente l'arco dell'arrivo in piazza Triangle de l'Amitié, il mio nome storpiato come sempre alla francese risuona nell'aria.
Finita, leggermente stanco ma contento.
Alessandra può finalmente togliersi il telo termico con cui si scaldava dopo essersi congelata dalle 4 di mattina in piazza mentre attendeva con santa pazienza l'arrivo :) Grazie a tutti per il supporto sul posto e da casa, come sempre avere un'aiuto in queste corse è fondamentale per portarle a termine.
Sbrigate le foto di rito finalmente di vola a fare colazione, heineken e formaggio, yeeeee!!!
Salutiamo Chamonix per ritornare a Courmayer dove la mattina successiva rientriamo a casa dopo aver visto le partenze della CCC. Che relax rimanere lì a fare il tifo tra il pubblico indossando il gillettino finscher mentre gli altri partono per le loro avventure. Bon courage a tutti!!






























#TDS2018
#UTMB2018

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