sabato 9 giugno 2018

DXT 103

Ha deciso il meteo come doveva finire questa gara. Fisicamente ero in perfetta forma, le gambe andavano bene, molto meglio del previsto, ma quella continua pioggerellina dopo mezz'ora fermo allo Staulanza ad aspettare che smettesse, ripartendo pian pian in direzione di Zoppè di Cadore, con l'intenzione di prendere la navetta mentre continuava a piovere....

Zoldo. Ore 5:00. Ancora in parte immerso in un sonno profondo viene dato il via, ma ci vuole poco a ripiombare nella realtà con davanti 3 chilometri di asfalto, compreso un breve tratto in galleria, prima di attaccare i sentieri. La salita verso il rifugio Pramperet dove si trova il primo ristoro avviene nel quasi più totale silenzio...avete sonno tutti eh!! Così il tempo per pensare aumenta, ed il chiodo fisso sono le zecche! Viste le esperienze delle scorse settimane mentre ero impegnato nel provare il percorso gara, oggi provo vari repellenti, ricoprendo n abbondanza scarpe, booster, pantaloni, ginocchia, braccia e non ultimi bastoncini. Anche una spruzzata veloce allo zaino a dire il vero. Una mini bomboletta tascabile da tenere a portata d mano ed olè, per tutto il giorno profumerò da antizecche, servirebbe la maglietta giusta e potrei fare da sponsor a qualche produttore.
I passaggi in quota iniziano ad essere mozzafiato, però togliere gli occhi da terra è sconsigliato per via del sentiero molto sconnesso, stretto e pieno di radici, sfidando lo strabismo provo a fare qualche foto ed evitare di mettere il piede in fallo.
Primo ristoro, primo brodino, che delizia! Si riparte verso passo Duran, dove entro in una specie di crisi per i continui saliscendi del sentiero, mi aspetto le solite salite/discese come fosse una funzione monotona strettamente crescente/decrescente parlando in termini matematici, ed invece no, sempre un alternarsi di mini salite e discese continue che costringono a cambiare continuamente il ritmo spezzando sempre il passo. Mi innervosisce e forse preso dalla foga di raggiungere il ristoro successivo inizio a tirare quel poco più del necessario che mi porta quasi al blocco di stomaco. Solo le fatine trovate nel bosco vicino ad un laghetto mi strappano un mezzo sorriso (c'erano davvero e non sono allucinazioni, fenomenale la coreografia dell'organizzazione!).
Al Duran altro brodo recuperando energie e concentrazione e poi via a fionda verso il Bivacco Grisenti, nella 100 chilometri a questo punto il gruppo è già sgranato e si sale rapidamente superando tutti i salti di roccia e gli strappetti quasi verticali fino a sfiorare i 2000 metri, per poi perdere altrettanto rapidamente quota raggiungendo il ristoro di malga Grava. Il percorso procede lungo la variante, anche quest'anno il Tivan è stato tolto per la presenza di troppa neve in quota che rende troppo pericoloso scendere al Coldai attraverso il Civetta, ripiegando quindi per un passaggio nell'abitato di Pecol necessario a mantenere il dislivello complessivo. Poco male, fifone come sono togliere i tratti in corda mi fa quasi piacere, anche se il panorama da lassù deve essere qualcosa di meraviglioso, con calma tornerò la prossima estate in autonomia. 
Torniamo lungo il percorso gara, tolto il Tivan da Pecol si sale a malga Pioda lungo una bella pista da sci, tanto vertical di qua, vertical di la sti 7200 metri di dislivello da qualche parte dovranno pure saltar fuori!! Al ristoro altro brodo e via verso la base vita, questa volta però ringhiando sentendo le prime gocce di pioggia bagnare la pelle, giusto il tempo di raggiungere lo Staulanza, cambiarmi in modo da ripartire asciuto...ed eccolo qui un bel diluvio universale. L'Arpav prevedeva brevi fenomeni pomeridiani e rassicurato dalla parola brevi mi siedo, mangio, brodo ovviamente, doppio, un panino con il salame perché l'alimentazione da top runner mi piace molto e "sbrancate" di dischetti di cioccolato al latte che erano la fine del mondo a tal punto da farmi passare una buona mezz'oretta in corsa a dove avessi potuto ordinarne uno scatolone! 
Piove ancora, inizio a chiacchierare con una spagnola che attende in marito e non sa che fine abbia fatto. E la conversazione si dilunga fin che mi rompo le scatole di aspettare, metto la giacca, i pantaloni impermeabili e parto pian piano. Gocciola e fa molto caldo per essere a quella quota, se tolgo la giacca mi bagno e con le folate di vento prendo sicuramente un bel mal di pancia, tengo la giacca e mi sembra di essere una trota al cartoccio, sudo troppo ed il tessuto altamente tecnico è impossibile non può smaltire l'umidità. Continuo camminando. aggirando tutto il Civetta, con un occhio all'insù a monitorare le nuvole e l'altro ad ammirare le pareti che salgono fin oltre i 3000 metri. 
Inizia la discesa verso Zoppè di Cadore, il sentiero è zeppo di fango, o lasci correre le gambe o voli per aria, inizio così a corricchiare riprendendo il ritmo. Continua a piovere, a questo punto il divertimento che mi trasmette la corsa lascia il posto al fastidio di questa situazione, piove, sono completamente bagnato, ho giusto un cambio nello zaino che se uso ora fa cambiare di poco la situazione e fino alla fine andrea avanti con queste paranoie. Bon, al ristoro mi ritiro, una settantina di chilometri li ho fatti e possono bastare. 
Zoppè centro. Smette di gocciolare ed in lontananza il cielo è azzurro. Rifiuto la birra gentilmente proposta al suono di "sto qua si che al beve na bira" mentre passavo il tappeto del chip. Tolgo la giacca, vergognosamente chiedo l'ennesimo brodo per scaldarmi ora che riparto bagnato fradicio e mi lancio a tutta verso il Rifugio Talamini. La scorsa settimana con Alessandra ero stato qui in sopralluogo per studiare il tratto finale, ed ora questi chilometri li macino sfiorando i 4'30'', veloce tappa al rifugio, favolosa visione! Una griglia!! Ancora preso per la grigliata o quel che potrebbe essere, mangio ma non vi dico cosa e su verso il Monte Rite. L'orario è perfetto per raggiungere la cima e guardare il tramonto con il sole che inizia nascondersi dietro al Pelmo, una figata!!!! 
Fa freddo, passo sia il check che il ristoro e perdo rapidamente quota verso passo Cibiana. Siamo ad ottanta chilometri, ci siamo quasi. Alessandra è salita fin qui a farmi il tifo e mi aiuta per un cambio al volo. Mi ristoro a dovere, frontale in testa poiché siamo al tramonto ed avanti a tutta. Sto affrontando la penultima salita, immerso nel bosco è buio, nessuno a tenermi compagnia, ed ho quella sensazione che a volte provo di notte in gara "qui da solo non ci verrei mai", ma perché ora si? Se alzo la testa vedo solamente i catarifrangenti delle balise che si perdono nell'oscurità. Un flash, un paio di anni fa si parlava che in questa zone si erano visti alcuni plantigradi. Mi fermo all'improvviso e stupidamente illumino tutto attorno alla ricerca forse di qualche occhietto che mi sta guardando. Via via avanti che perdi tempo. Raggiunta la forcella ora inizia il tratto chiamato "la calata", quanto sono contento di affrontarlo di notte, questi toponimi lasciano poco spazio all'immaginazione e scendere senza sapere appena un metro oltre il sentiero cosa c'è (ma sopratutto cosa NON c'è) va benissimo!!!
Raggiunto il Bosconero ecco l'ultima salita fino al rifugio, ancora un misto tra un mini vertical tra radici, fango e contropendenze dove a malapena ci sta una scarpa, ancora mai un attimo per distrarsi o rilassarsi. Ultimo spuntino (no solo frutta questa volta!!) ed ingrano nuovamente la quarta lanciandomi a tutta verso valle, ancora un continuo saliscendi, giù dieci metri, su di tre, giù di venti, su di cinque, mai un tratto regolare, e quando sei lì che pensi di sbucare finalmente verso la civiltà ecco l'ultimo strappetto che ti scombussola mentalmente, ancora su, sempre su fino a che finalmente arriva l'ultimo tratto in discesa e le scarpe finalmente calpestano il nastro di asfalto che quasi bacerei. Ultimo paio di chilometri per raggiungere il centro di Forno di Zoldo ed è chiusa.
DOLOMITI EXTREME TRAIL 103 km, 7200 m D+ dura, dura, dura, tanto tecnica, una corsa che richiede allenamento ed una buona dose di esperienza, che però ti regala grandi emozioni e soprattutto dei panorami favolosi! Il meteo ha deciso bene.

Nota: il trucco oltre agli innumerevoli brodini con pastina è berci assieme Coca Cola, poi si fila come i missili :)




































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