6 gennaio.
Data perfetta, oggi faccio la scopa...e allora si parte in coda a tutti, facendo attenzione che qualche vecchietta dal sinistro aspetto non mi voglia cavalcare scroccando un passaggio!
La mattina inizia presto, con la sveglia che alle 5 mi ricorda che devo preparare il materiale necessario, il compito è di andare piano e serve tutto l'occorrente per evitare l'ipotermia in caso di condizioni meteo avverse. Del resto siamo a Trieste ed una bella pioggia con bora annessa avrebbe un effetto wind chill fotonico.
Scendo dal furgone, con l'occasione posteggiato in riva al mare, vista imbarcazioni, che quasi quasi mi fanno sentir parte della categoria dei possessori dello yacht davanti casa.
Una bella dormita e alle 5:00 sono in piedi, colazione, mi vesto pesante (ancora indeciso su quanto materiale prendere) e mi dirigo verso il piazzale degli autobus, direzione Muggia.
La piazza del piccolo paese è deliziosa, e con il cielo ancora buio inizia pian piano a riempirsi di atleti provenienti da ogni angolo d'Italia ed estero. Qualche foto al Duomo, illuminato dall'albero di Natale leggermente scentrato rispetto alla piazza, due chiacchiere con gli amici ed alle 7:30 precise..si parte!! O meglio...aspetto che tutti siano partiti per mettermi pazientemente in coda degli ultimi, e tra gli i ritardatari che si son persi in giro per il paese, i primi 500 metri alla fine saranno quelli più veloci percorsi in tutta la giornata!!
alla prima salita imbottigliamento assicurato, ed eccomi così a stringere le prime amicizie con chi ha il passo più lento, saranno forse loro che passeranno le prossime 7 - 8 ore assieme a me? E chi lo sa, gli ultra sono imprevedibili.
Come imprevedibile è una delle prime svolte a gomito, dove io ed Andrea, l'altra scopa, ci troviamo a recuperare un bel gruppo di atleti partiti per la tangente non avendo visto una bandierina.
Nessun problema, siamo qui anche per questo. Si riparte ed avanti tutta, ci aspettano le befane al punto foto per alcuni scatti tutti assieme.
Superato il velocissimo tratto che ci porta più o meno al decimo chilometro finalmente rientriamo nel bosco, tra sentieri e stradine su erba.
Giunti al primo ristoro rimango stupito di quanto ben di Dio troviamo ad attenderci. Nel materiale obbligatorio sicuramente si son dimenticati di aggiungere le posate :)
Una curiosità, gli abitanti di questo borgo parlano sloveno, tra un boccone di pane e formaggio ed una fetta di prosciutto facevo riferimento ad un'interprete del posto! Per fortuna doveva essere solo un punto di approvvigionamento idrico questo, così dopo esserci rimpinzati lo stretto necessario (ma mai quanto avrei voluto) ripartiamo da Rapotec, a ruota di Lina.
La pendenza subito aumenta per portarci rapidamente in "quota", da dove ammirare il golfo ed il mare che si perde all'orizzonte. Se il tempo fosse sereno qui lo spettacolo sarebbe assicurato. Ma meglio così sennò a correre chi ci pensa?? Pranzo al sacco, una bella coperta e lì fermi ad ammirare l'infinito.
Avanti che il sol magna le ore. Qualche scalino su roccia ed arriviamo in un brevissimo tratto leggermente esposto, attrezzato per l'occasione con corde.
Pochi passi dopo si scollina e qui inizia il bello, un ghiaione che farebbe la gioia di chiunque corra in montagna, vien quasi voglia di rotolarci dentro. Ma meglio star tranquilli che: primo non ne sono capace, secondo ho la mia compagna da scortare anche se la stuzzico buttandole lì qualche trucchetto per scendere divertendosi (sempre in sicurezza). Ed infatti alla fine della discesa troviamo i ragazzi del soccorso alpino impegnati nel recupero di un'atleta che sfortunatamente è scivolato proprio su questi ghiaioni, su pietre taglienti come rasoi con le conseguenze che vi lascio immaginare (apprendo in seguito che per fortuna se l'è cavata con qualche punto e svariate contusioni).
Il paesaggio cambia nuovamente, altra salita, in un fondovalle scavato da un torrente che salendo di quota ci regala una bellissima cascata incastrata tra tracce di neve e roccia.
La fatica comincia a farsi sentire ed attendiamo con ansia il ristoro, quando attraversiamo un piccolo borgo, tre case in tutto, ed una tabella sulla porta di una di questa "ristorante aperto". Sembra un invito a nozze! Linaaaaa. tappa? No invece, inizia a piovere ed è meglio tenere il ritmo altrimenti congeliamo.
La pendenza aumenta, il sentiero corre in mezzo al bosco ed è interrotto solo dall'attraversamento di una vecchia linea ferroviaria dismessa (http://www.ferrovieabbandonate.it/linea_dismessa.php?id=62) attraversando le caratteristiche gallerie ferroviarie del secolo scorso. La pacchia però è breve e si riprende rapidamente l'ascesa per raggiungere velocemente l'altopiano che velocemente ci porterà al secondo ristoro. La rocce a piccolo sulla valle sottostante mettono in risalto il dislivello accumulato in pochi chilometri. Ma continua a piovere e si è alzato il vento. così raggiunto il ristoro cambiamo l'abbigliamento termico, ci rifocilliamo e ripartiamo pronti ad affrontare le intemperie. Per molti può sembrare una stupidaggine (ne ho lette di tutti i colori anche qui) ma la mancanza di un capo di abbigliamento pesante, o in alcuni casi anche un semplice kway, fa la differenza tra star bene o trovarsi in pochi minuti ipotermia. E se magari vi serve l'intervento del soccorso alpino e vi trovate in una zona impervia, difficile da raggiungere, aumentano le probabilità di passare al livello successivo...
Sul tratto veloce corricchiamo per mantenere la temperatura ad un buon livello di confort ed al tempo stesso ridurre il gap sui cancelli orari. In salita si cammina, sul piano si riprende e via così per 5 - 6 km.
Gli ultimi chilometri li percorriamo all'interno di un parco, tra mucche ed asinelli che pascolando liberi ci guardano come per voler dire: "ma con questo vento voi che potete, rimanete a casa!". E per fortuna oggi la bora ci da solo un piccolo assaggio di cos'è il vento cara mucca!!!
E la magia qui finisce presto, ancora un breve tratto sterrato e raggiungiamo il ristoro del 33 km ad Opicina.
Qui finisce il mio turno, lascio Lina, quasi dispiaciuto, se mi fossi organizzato diversamente sicuramente l'avrei accompagnata fino al traguardo. E per fortuna il "collega" che mi da il cambio è un suo amico e la porta a concludere questi tanto desiderati 55 km chilometri di corsa in montagna.
Il bello del trail è anche questo, metterti dalla parte dell'organizzazione e vivere le corse in questo modo, tanto chi se ne frega del cronometro, alla fine si rimane sul percorso per 3, 4, 5, ... , 10 ore in più, poco in porta, se si è in buona compagnia è tutto guadagnato.
E così rientrato a Portopiccolo, salutati gli amici, riparto verso casa gustandomi il tramonto sul mare
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