venerdì 1 settembre 2017

UTMB

E' difficile trovare il punto giusto dove iniziare, partirei dal dire che questa corsa l'ho portata a termine solo grazie al supporto di chi mi seguiva da casa, ma soprattutto sul posto perché questa è la priorità, ma rimando solamente di qualche riga...

UTMB 2017
Nel 2012 i miei primi passi nelle gare di ultratrail, quante mattine mentre facevo colazione scorrevo i video di questa corsa sul tablet arrivando pure in ritardo al lavoro per guardare qui 5 minuti in più Kilian & c. correre attorno al Monte Bianco. E quella musica così solenne alla partenza riempiva il silenzio delle stanza della casa, ora che ci ripenso "conquest of paradise" dei Vangelis è stata la sveglia della mattina per un paio di anni.
Ed ora mi trovo in questa piazza nel centro di Chamonix mentre iniziano le prime note. 
"deux minutes"
L'emozione è così forte che mi viene quasi da piangere e vedo molti attorno a me con qualche lacrima agli occhi. Mesi di allenamenti, anni di corse per racimolare punti qualificanti, sorteggi, fatiche per arrivare qui, che da sole valgono la pena di vivere solamente la partenza. In fin dei conti ce lo siamo meritati tutti, poi la gara andrà come deve andare, intanto godiamoci questo sogni che si sta avverando.
"une minute"
La concentrazione è al massimo, le nuvole cupe che coprono il cielo sembrano svanire, un veloce ripasso mentale al percorso, a cosa ci aspetterà durante la notte, al giorno successivo, alla seconda notte. E' tanta tanta roba!
"trente secondes"
Ci siamo, l'importante è andare piano i primi dieci chilometri di falso piano ed evitare di scoppiare.
"gooooooooo"
I top runner partono a fionda, i migliori atleti del mondo sono tutti qui. Un fiume di folla si muove lentamente attraversando lo striscione della partenza e lentamente acceleriamo percorrendo tutto il centro della città ed il tifo del pubblico sembra non finire mai, è come fossimo al giro d'Italia avvolti da una folla di persone che applaudono, suonano campanacci, urlano, ed avanti così per diversi chilometri quasi fino al paese successivo. Ho la pel d'oca, mai vista una cosa del genere!
Al primo ristoro altra "ondata" di festa, vedo l'amico Paolo Balestrazzi, veterano della corsa intento a tifare, che piacere trovare volti noti. E si comincia a salire, ed ecco all'improvviso sul lato destro della strada sterrata un sorriso così dolce con quegli occhi azzurri che ti fanno subito innamorare...Emelie Forsberg!! Qui a fare il tifo!! Bon, ora ho la carica per raggiungere la cima della prima salita di Delevrete saltellando su un piede solo.
La situazione invece si fa subito più grigia del previsto, nel vero senso della parola, avvolti dalla nebbia, con il buio che cala improvvisamente e la frontale che si riflette nell'aria satura di umidità quasi da non riuscire ad illuminare a terra. Conosco un ragazzo italiano, Marco Drech e da lì iniziamo un lungo tratto assieme, giù a bomba fino a St. Gervais a rifocillarci a dovere al ristoro, poi corricchiando fino al successivo a Les Contamines. Altra sosta, mi cambio, indosso abbigliamento più pesante poiché tra poco inizieranno i tratti dove rimarremmo maggiormente in quota e le previsioni danno neve e temperature di - 9 gradi.
Ripartiamo con 15 minuti dal cancello orario. 15 MINUTI?? O sono veramente lento o il cancello è stretto. Quale delle due? Metà e metà, forse più la prima. 
Si cambia registro. 
Purtroppo Marco mi lascia proseguire da solo ed inizio a tenere un ritmo più deciso, correndo lungo tutto il successivo tratto di ciclabile prima di iniziare la lunga salita che ci porterà al ristoro di La Balme. A circa 1500 metri inizia a sentirsi il freddo ma soprattutto il vento che soffia così impetuoso da voler provare a penetrare nel tessuto delle giacche. Al Col Bonhomme inizia a nevicare. Neanche male per essere il primo di settembre. Scendo più velocemente possibile la discesa che porta al ristoro di Chapieux guadagnando oltre un centinaio di posizioni, le gambe girano molto bene e le lascio correre sulla discesa scivolosa e piena di fango.
Bevo l'ennesimo brodo per scaldarmi e riparto. Fa veramente freddo, il vento continua a soffiare anche a fondovalle e più si sale di quota più scendono le temperature. Cerco il mio solito ritmo costante in salita per mantenere l'equilibrio termico ed avanti con gli occhi fissi a terra prestando molta attenzione a dove mettere i piedi per evitare più possibile per pozzanghere di fango.
In questo tratto incontriamo alcune squadre della PTL (250 km con 26.500 m D+) che procedono in senso opposto e si complimentano con noi. Altroché, loro sono gli eroi qui, partiti il lunedì mattina ed il sabato all'alba sono ancora in giro per le Alpi, orientandosi con delle cartine, muniti di materassini per dormire legati agli zaini, dei grandi.
Albeggia, in cielo un misto di colori, il grigio della nebbia, il grigio scuro del tempo da pioggia, grigio chiaro della nevicata in corso davanti a noi, il verde della valle che ci siamo appena lasciati alle spalle. verso est uno scorcio di azzurro ed il bianco delle creste del Monte Bianco che per qualche minuto si fanno vedere. E' una meraviglia! Siamo al Col De La Seigne che segna l'ingresso in Italia, in pochi minuti veniamo avvolti da una fitta nevicata prima di lanciarci giù verso il Lac Combal.
Il tempo cambia nuovamente, il panorama è da cartolina ed è veramente difficile mantenere la concentrazione su dove correre, gli occhi vengono continuamente attirati da quello che li circonda.
Anche gli elicotteri ne approfittano e si alzano in volo a rompere il silenzio della natura e ci passano pochi metri sopra la testa per le riprese tv.
Mancano solo una salita e la successiva discesa prima di raggiungere Courmayeur. Qui fa veramente caldo, i sentieri sono arsi come la pioggia fosse un lontano ricordo. Procediamo veloci in discesa in fila indiana sollevando nuvole di polvere neanche fossimo delle moto da cross (non per la velocità, ci mancherebbe, ma per la sabbia fine che si alzava al contatto con le scarpe) fino a raggiungere il palaghiaccio. Ore 10:30, direi che è l'orario perfetto per una sana colazione con pasta al sugo più l'immancabile piatto di brodo, biscotti al cioccolato, pane, formaggio, salame e caffè. Dieta sana ed equilibrata! Cambio d'abito, fa caldo e riparto leggero.
Qualche altro minuto di folla nel centro di Courmayeur da la carica giusta per salire al rifugio Bertone "divorando" la salita. Cambiato il versante per raggiungere il rifugio Bonatti cambiano improvvisamente le correnti d'aria. Per fortuna non sono partito in canottiera. Fa veramente freddo ed il vento contrario ti prende a schiaffi con le sue raffiche. Il cielo si copre improvvisamente. Il quadretto tipico da vacanza perfetta in montagna che c'era fin pochi minuti prima svanisce e lascia il posto solo ai pensieri nefausti. Accelero e raggiungo il rifugio, gocciola. Solito brodo in fretta, voglio raggiungere prima possibile Arnuvaz alla fine della Val Ferret ma sembra come che qualcuno stia rendendo sempre più difficile il percorso, la pioggia si trasforma in neve, i sentieri sono ricoperti di fango e scivolosi come il ghiaccio, il solito vento ti fa imprecare. 
Finalmente posso abbassare il cappuccio raggiunto il tendone. Dal nervoso mi passa la fame. 
"Com'è il tempo su?"
"Bufera di neve e -6 gradi, copriti bene ed esci con i pantaloni antivento, viste le condizioni sono obbligatori, se non li hai 1 ora di penalità."
"Ho il guardaroba nello zaino, ti sembra mi manchino? Visto il tempo con il cavolo che parto".
Telefono a Federica per avvisarla che mi sarei ritirato per avverse condizioni meteo e dopo aver ricevuto una scarica di insulti mi fermo un'oretta e mezza ed al primo segno di apertura parto alla conquista del Gran Col Ferret. Raggiunti i 2500 metri i cristalli di ghiaccio della nevicata sono fissati orizzontalmente a qualsiasi superficie disegnando delle sculture "gelide", come se il ghiaccio avesse improvvisamente travolto ogni cosa che trovava sul suo percorso. Raggiungo la cima ed il vento è così forte che i volontari del soccorso alpino ci invitano a scendere prima possibile evitando l'ipotermia. Ho scattato poche foto in questi giorni, la sola idea di togliere i guanti per prendere il telefono dalla tasca...
Col Ferret = Svizzera = 20 chilometri di discesa per arrivare a La Fouly. Altro momento per mettere le gambe in folle e lasciarle andare verso valle sempre tra sentieri colmi di fango, senza frenare evitando così di finire in qualche dirupo, schivando le radici scivolose più di qualsiasi cosa scivolosa conosciate. E cantando e fischiettando ecco il nastro di asfalto. Desideravo da ore questo momento, salvo rimanere deluso al passaggio nel centro di La Fouly. Ma dov'è finito il tifo che trovai gli scorsi anni passando con la CCC? E vabbè, consoliamoci con un brodo e altri poci!
Riparto e dopo poco trovo una ragazza italiana, Alice, che ovviamente stresso fin da subito mentre lentamente riprendiamo il ritmo. Tra una chiacchiera e l'altra il tempo peggiora di nuovo ed in men che non si dica ci troviamo sotto un bel diluvio universale. Il morale inizia a scendere sotto le scarpe ma per fortuna la compagnia mantiene alto il morale quel che tanto che basta per arrivare all'inizio della salita per Chamepex Lac. Solo fin li però eh, dopo i primi metri a guadagnare dislivello e vi assicuro che è tornato velocemente a livelli minimi :) infinita come fosse un purgatorio, sarà forse la fame, la seconda notte in arrivo, il freddo, la pioggia, la voglia di arrivare su e sedersi è tanta e più i pensi più il tempo rallenta, entri quasi in un paradosso. Ecco la strada, le luci delle auto che transitano e l'ultima salita che conduce all'ingresso del tendone.
Champex Lac, ti conosco bene. Nel 2014 il mio ritiro alla CCC, nel 2015 invece arrivai in gran forma e avanti fino alla fine. Ora mi sento a metà, fisicamente stanco ma in forma, mentalmente infastidito dalla pioggia. Però laggiù infondo il cielo si sta aprendo e lascia passare qualche raggio di luna. entro al ristoro con un barlume di speranza!
Altro cambio, altro brodo, un piatto di pasta, biscotti a raffica e tento una nuova carta. Provo a riposare. Appoggio la testa sul tavolo, chiudo gli occhi e vedo scorrermi davanti cartelli con delle indicazioni stradali di vari paesi, ma chissà poi quale strano pensiero si genera in questi momenti, pochi istanti e mi spengo per saltare improvvisamente su dopo una ventina di minuti. La sveglia biologica funziona a dovere, è ora di ripartire.
Qualche altro biscotto, il pieno alle borracce, goretex ben chiuso, frontale in testa e chiamo Alice. Andiamo. Il cielo è quasi sereno. Il gillet di finischer ora lo andiamo a prendere, a costo di strisciare (sempre se il meteo rimane dalla nostra parte).
La salita verso La Giète è infinita, pendente il giusto dopo il riposino per scaldare le gambe, ma lunga. Ogni istante in cui pensi bene ora scendiamo ecco che si presente un nuovo tratto dove immersi nell'oscurità vediamo le luci di chi ci precede più alte di quota.
La discesa verso Trient la corricchiamo in scioltezza, a differenza di un ragazzo che appena dietro di noi scivola rotolando nel pendio appena oltre il sentiero. Alice lo chiama e non risponde ed impaurita lo raggiunge constatando che sta bene, solo qualche graffio ed un bello spavento.
Ormai siamo al ristoro, il percorso per entrare in paese è stato modificato rispetto al passato ed anche soli 100 metri in più sembrano un calvario.
Extra dose di caffè, immancabile brodo con biscotti al cioccolato e fuori. Ora ci aspetta una bella "bomba" prima di raggiungere Vallorcine. Un calvario più che una salita, pendente come poche fatte fino ad ora, la velocità media cala drasticamente. Entro nel massimo momento delle allucinazioni. Vedo alcune case in mezzo al bosco, una con delle grandi vetrate e gente all'interno che balla, vorrei tanto essere lì con loro magari sorseggiando un cocktail. Mi avvicino per osservarli e ci sono solamente alberi. Rimango basito, mi fermo cercando di capire cosa sta succedendo e vedendo chi è attorno a me assolutamente tranquillo procedo sulla mia strada. Ma ed ecco un'altro bel gruppo di case tipiche poco lontane, come faranno ad arrivare qui i proprietari con le auto, saranno forse dei 4x4, in effetti c'è un parcheggio con dei veicoli in sosta. Incuriosito mi soffermo per guardare meglio ma anche qui tornano ad esserci solo alberi. E così per un bel pezzo, forse un'altra mezz'ora o più, non ci faccio neppure caso tanto diventa normale questo gioco.
Lentamente inizia ad albeggiare, spengo per alcuni istanti la frontale ed il cielo stellato sopra di noi è meraviglioso, in lontananza il nero della notte volge al blu, sotto di noi le luci delle cittadine svizzere e francesi. Tra poco inizierà la discesa tutto sommato facile verso Vallorcine.
E qui la sorpresa. Metto un piede all'interno del tendone e Federica mi accoglie dolcemente "ma ti sei ritirato coglione?"
"no, sono qui mi sembra"
"sul livetrail e qui dicono che ti sei fermato"
momento di panico, vuoi vedere che mi hanno scambiato per un ragazzo che stava poco bene poco fa ed il soccorso ha confuso i pettorali, chissà. Con delicatezza faccio presente alla volontaria che sono 37 ore che vago tra i monti sotto la neve al freddo ed a Chamonix ora ci arrivo a costo di farmi ammazzare!
Tutto sistemato, ripartiamo per conquistare l'ultima salita, Alice inizia a forzare il ritmo, attratta da quel traguardo che tutti stiamo aspettando letteralmente da giorni. Vado troppo veloce e non le tengo il passo, ho tanto sonno e potrei cadere da un momento all'altro, comincio a fare dei sogni assurdi mentre cammino. Dal camminare tra sassi e radici sto preparando uno stampo per realizzare uno zerbino in terracotta su cui incidere un castoro. Ma perché uno zerbino deve essere in terracotta??? E perché un castoro??? Mi sveglio e sto ancora camminando. Assurdo, è come quando ti vengono i colpi di sonno alla guida, chiudi gli occhi, li riapri e sei ancora lì sulla strada n metri più avanti.
Ricompare anche Mirko a darci la carica per affrontare gli ultimi metri ed eccoci al ristoro della Flégère. Le nuvole che ci tenevano compagnia da poco dopo l'alba svaniscono e si apre una vista mozzafiato sul monte Bianco. Finalmente ti fai vedere!!
A ritmo pigro procedo lungo la discesa che ci porta a Chamonix, finisce il sentiero ed ecco i primi passi sull'asfalto. Trovo l'amico Emilio che mi accompagna in questi ultimi chilometri, condividendo con lui, finischer il giorno prima sulla CCC, questa fantastica emozione. I nostri sogni si realizzano.
Attraversare il centro di Chamonix è da pel d'oca, il tifo di centinaia di persone per noi, che non siamo nulla in confronto ai top runner che corrono seriamente, è favoloso. Ed eccolo che si avvicina quel traguardo, quello striscione blu con la scritta UTMB che sogno da anni, la chiesa sulla piazza Triangle de l'Amitié, gli applausi, i campanacci, il tuo nome dalle casse sparato nell'aria, tanti nuovi amici, atleti provenienti da tutto il mondo con cui bastano gli sguardi per capire la gioia di ognuno. Tutto questo è UTMB, la più bella corsa mai fatta, 171 km con 10.000 m di dislivello positivo, lunga, faticosa, impegnativa, ti chiede tanto ma sa regalare tanto.
UTMB è un viaggio attraverso Francia, Italia e Svizzera facendo tutto il giro del maestoso massiccio del Monte Bianco tra paesaggi mozzafiato. Quest'anno il meteo avverso l'ha resa veramente dura ma a piccoli passi il traguardo è arrivato. E sicuramente il merito è di Federica e la preziosa assistenza gara, in queste corse è fondamentale un supporto logistico, fa la differenza tra il ritirarsi e l'andare avanti, qui è stata la carta vincente.
Un grande aiuto è arrivato poi da Alice che mi ha sopportato una notte intera, facendomi partire con una grande serenità da Champex Lac, la compagnia aiuta molto sopratutto nelle notti ed anche se stai in silenzio (forse non è stato il nostro caso) la presenza ti stimola a procedere spediti.
E' stata una favolosa esperienza, forse un grande trampolino di lancio per qualcos'altro, vedremo se TORnare in Val d'Aosta......
Mi dispiace aver scattato poche foto questa volta ma le condizioni meteo richiedevano una maggiore concentrazione sul percorso.

















































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